Maria Mazzotta

Maria Mazzotta – Onde

L’interpretazione viscerale di Maria Mazzotta incontra le sonorità elettriche del post rock creando un connubio originale e profondo. Si intitola “Onde” il nuovo lavoro discografico, album in cui per la prima volta nel suo percorso di carriera ventennale Maria Mazzotta sceglie di esprimere la forza vitale e schietta della tradizione contadina attraverso strumenti contemporanei e dal sapore suburbano.

Dal 2020, anno che ha segnato il suo esordio solista con la pubblicazione dell’album “Amoreamaro”, non si è mai fermata e ha macinato migliaia di chilometri esibendosi in oltre 200 concerti in più di 25 Paesi tra Europa, America Latina e Asia. Da questo viaggiare deriva la consapevolezza di potersi spingere verso l’espressione vera del proprio vivere la musica popolare, con coraggio e libertà, quelli di una donna che viaggia tra le grandi capitali europee come Parigi e Barcellona fino alle grandi metropoli mondiali come Jakarta e Bogotà portando sempre se stessa sul palco, accompagnata tanto dalle sue fragilità quanto dalla propria forza.

“Onde” è il risultato degli incontri e delle influenze, delle emozioni e delle riflessioni sulla società moderna. “La fortuna” è il brano che apre l’album e con il quale il trio di Maria Mazzotta si dichiara, nel sound e nel messaggio. Un arrangiamento intriso di rock psichedelico per un canto della tradizione salentina che in questa esecuzione ricorda l’avanzata dell’onda che cresce fino a divenire tempesta. Nei versi il racconto dell’incontro con “la fortuna”, figura lucente e disperata che in mare aperto piange per i torti e le ingiustizie subite da chi lo attraversa ed affronta le onde in cerca di un destino migliore e trova invece la sua tomba. Il mare diventa un cimitero con barconi che affondano e navi che non possono attraccare nei porti. Ormai abituati e quasi assuefatti da queste macabre notizie di cronaca, questo brano grida ad alta voce un messaggio di umanità, accoglienza e condivisione.
L’invito alla condivisione è ancora protagonista in “Sula nu puei stare” che vede la partecipazione del primo dei due ospiti internazionali: Bombino, eccezionale chitarrista e cantautore del Niger e tra i maggiori fautori del successo globale del “desert blues”. Tracciando una rotta tra il Salento, con l’espressione tipica del canto e del dialetto, e l’Andalusia, con la ritmica fortemente ispirata alla buleria, il trio approda nel Nord Africa dove il terzinato tipico resta al contempo così vicino alla pizzica pizzica salentina. Con Bombino il risultato è un rito propiziatorio fatto di corde di chitarre che si intrecciano, un groove di tapan e percussioni che esorta alla danza e al dialogo senza pregiudizi, l’invito alla solidarietà verso il prossimo a discapito dell’individualità.

“Onde” è un racconto sul continuo mutamento, in cui il mare risuona ovunque, dal dolce movimento che può cullare prima di trasformarsi in onda anomala e distruggere, facendo tabula rasa. Custodisce al proprio interno numerose metafore e molteplici stati d’animo che come le onde marine possono assumere mille forme. Mentre tutta l’acqua si muove cambiando forma e potenza, ogni canto si lascia attraversare dai suoni dentro un mare di frequenze in cui le percussioni di Cristiano della Monica e le chitarre di Ernesto Nobili garantiscono la navigazione al canto di Maria Mazzotta. La voce prende il largo, si lascia scagliare lontano e poi affondare, prima di tornare in superficie e, finalmente, riposare. Per i tre musicisti che, da Lecce e Napoli, hanno da sempre il mare nella mente e negli occhi, questo disco racconta il movimento del mare, dal tormento che comporta navigarlo al sollievo che regala, alla fine, ogni approdo.
Emozioni contrastanti come in “Pizzica de core (Malencunia)” e nel suo preludio “Nanna core”, nate di getto durante un concerto dal flusso di energia creato tra i musicisti sul palco e il pubblico sugli spalti.Suona come una ninna nanna al proprio cuore per prendere tra le braccia se stessi, cullarsi e dondolare come onde del mare. Prima lentamente, poi sempre più veloce lasciandosi trasportare dall’intreccio di voci sovrapposte ed accompagnate dalla chitarra, fino a diventare ritmo incalzante di taranta nel racconto di un amore sognato e prezioso come coralli e madreperle, che nella profondità del mare si consuma nella misera attesa. Un amore senza distinzione di genere che rappresenta l’ancora di salvezza per sconfiggere la malinconia che tiene il cuore in ostaggio, ma che spesso la società ancora non accetta.

Abbandonarsi alla musica per liberare la mente significa lasciarsi attraversare da vibrazioni e sensazioni date dal suono e dal ritmo per poi esternarle provando a raggiungere, attraverso la “Pizzica de core”, stati di trance che conducono ad una coscienza più profonda. Con la citazione “Ballate tutti quanti, ballate forte, che la taranta è viva e non è morta”, Maria Mazzotta omaggia Daniele Durante, fondatore del Canzoniere Grecanico Salentino e figura di riferimento nell’approccio e nella ricerca della musica tradizionale salentina.
Altra importante dedica è contenuta in “Damme la manu”, brano tra i più conosciuti della tradizione salentina che la Mazzotta interpreta per la prima volta dedicandola al compianto Gigi Chiriatti (intellettuale e studioso del tarantismo), figlio di Lucia De Pascalis, cantora che questo brano aveva dato agli archivi storici. Gli strati di loop di chitarra circolare restituiscono l’immagine corale del canto a più voci, un riff che culla, una preghiera da cantare tenendosi mano nella mano.

Le onde elettromagnetiche, che rappresentano l’elettricità del trio, propagano il suono e l’energia emotiva. In fisica l’onda trasmette energia senza spostare materia, immagine che rispecchia quanto accade dal vivo tra Maria e il suo pubblico, quando la sua voce può graffiare la pelle o donare una delicata carezza al cuore.
Il nuovo sound, intriso della potenza espressiva della chitarra elettrica di Ernesto Nobili con la sua personale ricerca effettistica, e delle percussioni customizzate di Cristiano Della Monica, contiene e porta con sé le tracce delle metropoli urbane pur conservando le radici profonde e ben salde della tradizione del Sud Italia.
“Il Sud possiede qualcosa di rude e sanguigno, spesso anche le dolci melodie delle ninna nanne, che si possono ascoltare negli archivi storici, sono cantate da voci graffiate; per me questo è traducibile con le distorsioni della musica rock. Sono sicura che nel 2024 Rosa Balistreri canterebbe con la chitarra elettrica collegata ad un amplificatore, sarebbe il connubio perfetto per la sua potenza espressiva e comunicativa” – racconta la Mazzotta.
“Terra ca nun senti” è l’omaggio proprio a Rosa Balistreri, pilastro della cultura popolare italiana, esempio di virtù, coraggio e potenza sia sul palco che nella vita privata. Musicalmente “ruvida” per sottolineare la durezza di una denuncia alla propria terra – “Terra che non senti, che non vuoi capire, che non dici niente vedendomi morire. Terra che non trattieni chi vuole partire e non dai niente per fargli tornare” – è una dedica a tutte le persone costrette a emigrare in cerca di un futuro migliore.
Con “Marinaresca” invece arriva il tributo al Maestro Roberto De Simone e alla sua fondamentale ricerca che ha permesso al grande pubblico di avvicinarsi alla musica tradizionale. Anche questo arrangiamento del trio è intriso di minimalismo post rock con venature indie. La ricerca di questo sound ha radici nel passato, nasce dagli ascolti dell’adolescenza e dalla passione per un genere musicale che per anni la cantante pugliese ha pensato non potesse entrare a far parte della sua produzione discografica. “Dopo essermi esibita negli ultimi 10 anni prevalentemente in duo – racconta la Mazzotta – sentivo forte dentro di me l’esigenza di avere un suono potente sul palco. Nel mio passato sono entrata a far parte del Canzoniere Grecanico Salentino appena maggiorenne esibendomi con dreadlocks e catene al collo, mi appassionavo alle musiche tradizionali e contemporaneamente prendevo un treno per andare a Firenze a vedere i CSI, una delle band più in voga del rock alternativo negli anni ’90. Proprio gruppi come CCCP e CSI, Üstmamò, Marlene Kuntz sono stati fonte di ispirazione, prima ancora che nella ricerca di un sound, nel mio cercare di eliminare ogni barriera e paura per esprimere quello che oggi sento mi rappresenti al meglio. Allora mi sono chiesta perché non unire le mie canzoni e il mondo che ho sempre cantato e praticato con la voce, con tutto ciò che le mie orecchie hanno invece sempre ascoltato e ricercato: chitarre distorte, batteria e suoni così potenti”.
In “Canto e sogno”, il brano più intimo e profondo dell’intero album, Maria Mazzotta si mette in gioco scrivendo il testo, l’unico in lingua italiana del disco, insieme a Silvia Guerra. Racconta di eventi e persone che vanno e vengono nella vita di ognuno, dell’essere pronti ad accogliere e del saper lasciare andare, con lo stesso amore e la buona energia anche quando fa male, consapevoli di avere dentro di sé la cura per guarire le ferite. E come antidoto al male arriva il secondo ospite internazionale, il trombettista Volker Goetze che con poesia e grazia disegna melodie sinuose che portano l’ascolto verso altre dimensioni.

La sua interpretazione profonda e penetrante è per lo spettatore un’esperienza rara e preziosa e ha reso Maria Mazzotta una delle voci più intense del panorama della world music europea: “Onde” è uno spettacolo da vivere in pieno lasciandosi accompagnare e guidare da un’interprete unica.

ENGLISH

Maria Mazzotta’s visceral interpretation meets the electric sounds of Post-Rock, creating an original and profound blend. The title of the new album is Onde (Waves), an album in which Maria Mazzotta has chosen for the first time in her twenty-year career to express the outspoken and vital force of peasant tradition through contemporary instruments with a rural flavor to its essence.

Since 2020, the year her solo debut album Amoreamaro was published, she has covered thousands of kilometers non-stop performing in over 200 concerts in more than 25 countries across Europe, Latin America, and Asia. Through this traveling, she has gained an awareness of how she is able to push towards the true expression of her own experience of folk music with courage and freedom. It is a woman’s journey of traveling from one great European capital to another such as from Paris to Barcelona, all the way to some major world metropolises like Jakarta and Bogota, all the while presenting herself on stage accompanied by all her fragilities and strength in equal measure.

Onde is the result of encounters and influences and of emotions and reflections on modern society. The songLa Fortuna” (“Luck”) opens the album and is the one in which Maria Mazzotta’s trio affirms its sound and message. An arrangement steeped in Psychedelic Rock was created for this folk song from the Salento tradition, evoking the sensation of waves rolling in and gaining force until an all-out storm at sea forms. The verses tell the story of encountering “luck”, a luminous and desperate figure who cries in the open sea for the wrongs and injustices suffered by those who cross it, and he faces the waves in search of a better destiny and instead finds his tomb. The sea has become a cemetery of sinking boats and ships not permitted to dock in ports. Accustomed as we have become by now to these macabre news stories, to the point that we are almost used to them, this song, however, shouts out a message of humanity, acceptance, and sharing.

The invitation to share is still protagonist in Sula nu puei stare” (“You cannot be Alone”), with the participation of the first of two international guests: Bombino, an exceptional guitarist and singer-songwriter from Niger and one of the major exponents of the global success of “Desert Blues”. Tracing a route from Salento, with the classic expression of song and dialect, to Andalusia, with the rhythm strongly inspired by the Flamenco Bulería style, the trio arrives in North Africa where the rhythm remains as always in triplets which is at the same time quite close to how Salento pizzica pizzica is. With Bombino the result is a propitiatory ‘good luck’ rite made of intertwining guitar strings, a Macedonian tapan drum groove, and percussion that encourages dance and dialogue without prejudice; an invitation to show solidarity towards others by putting aside individuality.

Onde is a story about continuous change, in which the sea resonates everywhere, from the gentle movement that can lull before it transforms into a tidal wave that destroys, making a clean sweep. It holds within itself numerous metaphors and multiple states of mind that, like sea waves, can take on thousands of forms.

While all water moves, changing shape and force, each song lets sounds pass through it within a sea of frequencies in which Cristiano della Monica’s percussion and Ernesto Nobili’s guitars guarantee Maria Mazzotta’s song the possibility to navigate onward. The voice shoves off and sets sail, allowing itself to be hurled far away, sinking before returning to the surface and, finally, finding rest. For the three musicians who, from Lecce and Naples, have always had the sea in their minds and eyes, this album tells the story of the movement of the sea, from the torment that navigating it entails to the relief that, in the end, each landing offers.

Emotions are contrasting in Pizzica de core (Malencunia)” (“Pizzica of the Heart (Melancholy)” and in its prelude Nanna core” (“Heart Lullaby”), which came about suddenly during a concert through the flow of energy created between the musicians on stage and the audience in the bleachers.

It sounds like a lullaby for your heart, for taking yourself into your arms, and cradling yourself and rocking like sea waves. It starts slowly then gets faster and faster, leading to one being able to let them self be carried away by the intertwining of overlapping voices accompanied by the guitar until it turns into the pressing rhythm of Taranta music. All this within the story told of a dreamed-of love as precious as corals and mother-of-pearls, which unfolds in the depths of the sea in distressing anticipation. It is a love without gender distinction, representing the lifeline for defeating the type of melancholy that holds the heart hostage, but is one which society often still does not accept.

Surrendering to music to free the mind means letting the vibrations and sensations created by sound and rhythm run through you, then the externalization of them that occurs when attempting to reach the trance state through the “Pizzica de core” is what leads to a deeper consciousness. With the quote “Dance every one of you, dance heartily, because Taranta is alive and not dead”, Maria Mazzotta pays homage to Daniele Durante, founder of the Canzoniere Grecanico Salentino group and a reference figure in his approach to and research of traditional Salento music.

Another important homage can be found in Damme la manu” (“Give me your Hand”), one of the best-known pieces of the Salento tradition which Mazzotta interprets for the first time, dedicating it to the late Gigi Chiriatti (intellectual and scholar of Tarantism), son of singer Lucia De Pascalis, who gave this song to the historical archives. The layers of circular guitar loops convey the choral image of multi-voiced singing, a riff that has a cradling feeling to it, a prayer to sing while holding hands.

Electromagnetic waves, which represent the electricity the trio possesses, propagate sound and emotional energy. In physics, a wave transmits energy without moving matter, an image that reflects what happens live between Maria and her audience, when her voice manages to scratch skin or delicately caress the heart.

The new sound, imbued with the expressive power of Ernesto Nobili’s electric guitar with his personal effects research, and Cristiano Della Monica’s customized percussion, contains and carries with it traces of the urban metropolis while preserving the deep and solid roots of the Southern Italian tradition.

“The South has something rough and sanguine about it, often even the sweet melodies of lullabies, which can be heard in historical archives, are sung with raspy, hoarse voices; for me, this is the equivalent of distortions in rock music. I’m sure that if Rosa Balistreri were alive in 2024 she would be singing with an electric guitar hooked up to an amplifier, it would be the perfect combination for her expressive and communicative power” – says Mazzotta.

Terra ca nun senti (“Land that does not Hear) is an homage to Rosa Balistreri, a pillar of Italian popular culture, an example of virtue, courage, and power both on stage and in her private life. Musically “rough” to underline the harshness of a condemnation of one’s land – “Land that does not hear, that does not want to understand, that does not say anything when you see me dying. Land that does not detain those who want to leave and gives nothing to make them return” – it is a dedication to all the people forced to emigrate in search of a better future.

With Marinaresca instead comes the tribute to Maestro Roberto De Simone and his fundamental research which allowed the general public to get closer to traditional music. Post-Rock minimalism also imbues this arrangement by the trio, with a tinge of Indie. The search for this sound has roots in the past, and it comes from listening to this music in adolescence and from the passion for a musical genre that for years the Apulian singer thought could never enter into and become part of her record production. “After having performed mainly in a duo for the last 10 years – says Mazzotta – I felt a strong need within me to have a powerful sound on stage. In the past I joined Canzoniere Grecanico Salentino as soon as I was 18, performing with dreadlocks and chains around my neck, I was passionate about traditional music and at the same time, I took a train to go to Florence to see CSI, one of the hottest bands in alternative rock in the 90’s. Groups like CCCP and CSI, Üstmamò, and Marlene Kuntz have been a source of inspiration, even before my search for a sound, in my attempt to eliminate every barrier and fear around expressing what I feel represents me best today. So I asked myself why not combine my songs and the world that I have always sung and practiced with my voice, with everything that my ears have always listened to and sought: distorted guitars, drums, and such powerful sounds”.

In Canto e Sogno” (“I Sing and I Dream”), the most intimate and profound song of the entire album, Maria Mazzotta puts herself on the line by writing the lyrics, the only one in Italian on the album, together with Silvia Guerra. It recounts events and people that come and go in everyone’s life, of being ready to welcome and knowing how to let go, with the same love and good energy even when it hurts, aware of having within oneself the cure to heal the wounds. As an antidote to evil, enter the second international guest, trumpeter Volker Goetze who with poetry and grace draws sinuous melodies that transport the listening experience into other dimensions.

The profound and penetrating way she performs is a rare and precious experience for the audience and this has made Maria Mazzotta one of the most intense voices on the European World Music Scene: Onde is a show to be experienced fully, as you let yourself be accompanied and guided by this unique performer.

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01. LA FURTUNA
È il brano che apre l’album e con il quale il trio di Maria Mazzotta si dichiara, nel sound e nel messaggio. Un arrangiamento intriso di rock psichedelico per un canto della tradizione salentina che in questa esecuzione ricorda l’avanzata dell’onda, che cresce fino a divenire tempesta. Nei versi il racconto dell’incontro con “la fortuna”, figura lucente e disperata che in mare aperto piange così forte da far piangere tutti i pesci, versa le sue lacrime per i torti e le ingiustizie subite da chi lo attraversa ed affronta le onde in cerca di fortuna e trova invece la sua tomba. Il mare diventa un cimitero, con barconi che affondano ed altre navi che non posso attraccare nei porti. Ormai abituati e quasi assuefatti da queste macabre notizie di attualità, questo brano grida ad alta voce un messaggio di accoglienza, condivisione e soprattutto umanità.

02. LIBRO D’AMORE
Composizione originale di Maria Mazzotta e Redi Hasa già contenuta nell’album “Novilunio”. Versi della tradizione che con il pathos dell’interpretazione della cantante pugliese diventano quasi autobiografici. La potenza del nuovo arrangiamento è sembrata perfetta per tornare a cantare il testo così denso di sentimento di uno dei brani più richiesti dal pubblico di Maria.

03. SULA NU PUEI STARE feat. BOMBINO
“Sula nu puei stare” nasce dalla volontà di omaggiare la buleria, tipico ritmo del flamenco gitano andaluso che la Mazzotta ha potuto scoprire ed apprezzare grazie alla lunga collaborazione con il danzatore Miguel Angel Berna e i suoi musicisti. Tracciando una rotta tra il Salento, con l’espressione tipica del canto e del dialetto, e l’Andalusia, con la ritmica fortemente ispirata alla buleria, il trio approda nel Nord Africa dove il terzinato tipico resta al contempo così vicino alla pizzica pizzica salentina.
La naturale evoluzione del brano ha portato il trio ad invitare Bombino, eccezionale chitarrista e cantautore del Niger, tra i maggiori fautori del successo globale del “desert blues”. Con Bombino il risultato è un rito propiziatorio fatto di corde di chitarre che si intrecciano, un groove di tapan e percussioni che esorta alla danza e al dialogo senza pregiudizi, l’invito alla solidarietà verso il prossimo a discapito dell’individualità.
“Credo che il ritmo della buleria unisca il senso del quattro al senso del tre, le suddivisioni che compongono quasi la totalità della musica che ascoltiamo. È il risultato di un viaggio da est ad ovest lungo secoli, ormai millenni, che come sua strada principale ha avuto il mar Mediterraneo e le sue coste” – aggiunge Cristiano Della Monica.

04. DAMME LA MANU
Brano tra i più conosciuti della tradizione salentina che la Mazzotta non aveva mai cantato prima perchè non aveva ancora trovato la chiave giusta per farla sua e poter restituire queste emozioni.
“Un giorno mi telefonò Gigi Chiriatti per invitarmi a realizzare un omaggio in musica a Lucia De Pascalis, sua mamma, figura importante per la musica tradizionale della mia Terra e della quale avevo già interpretato diversi brani come ‘Nazzu Nazzu’ e ‘Fior di tutti i fiori’. A differenza di altre figure come Uccio Aloisi e Niceta Petrachi, Lucia De Pascalis trovo sia passata un pò in sordina, per questo ho colto l’invito e ho voluto omaggiare questa donna e cantora. Ascoltando la sua versione, corale a più voci, mi chiedevo come avrei potuto riprodurre questa armonia emotiva e la forza del cantare tutti insieme, io, da sola. Abbiamo quindi cercato e trovato un riff di chitarra, un loop circolare che mi fa pensare a queste persone che cantano in coro tenendosi mano per mano. Un riff che culla, una preghiera per Gigi Chiriatti che ci ha lasciato prima di poter ascoltare questa versione e al quale non ho mai raccontato che grazie ad un suo concerto negli anni ‘90 con Aramirè ho scoperto la musica tradizionale e me ne sono innamorata”.

05. NAVIGAR NON POSSO…SENZA DI TE
Reso celebre da Niceta Petrachi, detta La Simpatichina, è una canzone d’amore che dice “Maledetto sia quel giorno che espiantai il fiore dal vaso”; il fiore simboleggia l’amore che per quanto bello, se lo espianti finisce. In “Navigar non posso…senza di te” il mare e le onde tornano come metafora dell’amore e del bisogno della persona amata al proprio fianco. Un brano che riprende sonorità mediterranee di plettri e percussioni pur mantenendo una timbrica elettrica e distorta data dalla chitarra elettrica baritona.

06. TERRA CA NUN SENTI
È un brano reso celebre da Rosa Balistreri, figura tra le più rappresentative della tradizione siciliana, che da subito ha stregato la Mazzotta per la sua potente espressività e comunicatività, tanto da omaggiarla anche nei suoi dischi precedenti. Musicalmente “ruvida” per sottolineare la durezza di una denuncia alla propria terra che non offre opportunità per una vita dignitosa: “Terra che non senti, che non vuoi capire, che non dici niente vedendomi morire. Terra che non trattieni chi vuole partire e non dai niente per fargli tornare”. Dedicata a tutte le persone costrette ad emigrare, lasciando la propria terra nella quale non ci sono più le condizioni per vivere, in cerca di fortuna.

07. VIESTESANA
Con la “Viestesana” la ricerca del trio si sposta nell’area del Gargano, nel Nord della Puglia.
“La Viestesana fa parte delle tarantelle che richiamano nella mia memoria la gioventù, la felicità, una ronda. La tradizione del Gargano mi ha sempre affascinato molto per le sue melodie arcaiche ed apparentemente disarmoniche. In particolare la melodia della viestesana nella versione eseguita da una delle voci più emozionanti dell’area garganica Rocco di Mauro (registrata da Roberto Leydi e Diego Carpitella nel 1966 e pubblicata da Salvatore Villani per Note), mi ha da sempre rapita e ho voluto omaggiarla” racconta Maria Mazzotta.
“Contiene un passaggio melodico cromatico che potrebbe risultare non armonico ad un primo ascolto, ma che è frequente nella scala del blues, di un certo modo di cantare del blues delle origini” – aggiunge Ernesto Nobili.
“Anche qui come in Sula nu puei stare il ritmo tradizionale terzinato è facilmente e naturalmente riconducibile a ritmiche tipiche della musica del Maghreb o gnaoua che sono a loro volta antiche radici del blues” precisa Cristiano Della Monica.

08. CANTO E SOGNO feat. VOLKER GOETZE
Il brano più intimo e profondo dell’intero album, Maria Mazzotta si mette in gioco scrivendo il testo, l’unico in lingua italiana del disco, insieme a Silvia Guerra. Racconta di eventi e persone che vanno e vengono nella vita di ognuno, dell’essere pronti ad accogliere e del saper lasciare andare, con lo stesso amore e la stessa buona energia anche quando fa male, consapevoli di avere dentro di sé la cura per guarire le ferite. E come antidoto al male arriva il secondo ospite internazionale, il trombettista Volker Goetze che con poesia e grazia disegna melodie sinuose che portano l’ascolto verso altre dimensioni.

09. MARINARESCA
Un brano magico del Maestro Roberto De Simone, il quale ispirato dal sonetto “Di primë ammorë ti venë a salutajë” registrato per la prima volta da Roberto Leydi e Diego Carpitella a Carpino nel dicembre del 1966 (il testo in dialetto garganico è presente nella raccolta “I Cantori e musici di Carpino” – Salvatore Villani, Nota) viene rielaborato per “Quanto è bello lu murire acciso”, film del 1975 diretto dal regista Ennio Lorenzini.
“Nella versione del Maestro De Simone siamo rimasti affascinati dal suo minimalismo, soprattutto nel ritornello, così nel riproporre il brano è venuto spontaneo avvicinarci alle sonorità del post rock con venature indie che tanto spunto prende dal minimalismo del rock contemporaneo statunitense” afferma Ernesto Nobili. Per Cristiano Della Monica “è una composizione incredibilmente attuale che mi fa pensare a musiche apparentemente lontanissime; non mi stupirei se questo ritornello fosse stato composto da uno come Kurt Cobain dei Nirvana”.

10. NANNA CORE + 11. PIZZICA DE CORE (MALENCUNIA)
“Nanna core” è il preludio alla “Pizzica de core” insieme alla quale costituisce un’unica esposizione musicale. È Nata di getto, d’impeto, prendendo spunto da quello che a volte accade durante i live, quando c’è uno scambio tale di energia con il pubblico da creare qualcosa di magico per cui ogni suono emesso non è più dettato dalla volontà del singolo musicista ma dalla connessione di tutte le energie presenti.
Suona come una ninna nanna al proprio cuore per prendere tra le braccia se stessi, cullarsi e dondolare come onde del mare. Prima lentamente, poi sempre più veloce lasciandosi trasportare dall’intreccio di voci sovrapposte ed accompagnate dalla chitarra, fino a diventare ritmo incalzante di taranta nel racconto di un amore sognato e prezioso come coralli e madreperle, che nella profondità del mare si consuma nella misera attesa. Un amore senza distinzione di genere che rappresenta l’ancora di salvezza per sconfiggere la malinconia che tiene il cuore in ostaggio, ma che spesso la società ancora non accetta.
Abbandonarsi alla musica per liberare la mente significa lasciarsi attraversare da vibrazioni e sensazioni date dal suono e dal ritmo per poi esternarle provando a raggiungere, attraverso la “Pizzica de core”, stati di trance che conducono ad una coscienza più profonda. Con la citazione “Ballate tutti quanti, ballate forte, che la taranta è viva e non è morta”, Maria Mazzotta omaggia Daniele Durante, fondatore del Canzoniere Grecanico Salentino e figura di riferimento nell’approccio e nella ricerca della musica tradizionale salentina.

12. MATONNA TE LU MARE
Brano scritto da Giuseppe Massimo Marangio, é la preghiera di un pescatore, padre di famiglia ormai stanco e con le mani insanguinate per la fatica del troppo remare, alla Madonna del mare, affinché lui riesca a tornare a casa sano e salvo. La scelta nell’arrangiamento è stata quella di privilegiare la semplicità ed evidenziare l’emozione dei versi, salvaguardando la centralità del canto e l’interplay tra i musicisti.

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